Al fianco di Zlatan Ibrahimovic divenne una perno fondamentale per la sua squadra, adesso è pronto per firmare in Eccellenza
Il 7 maggio 2011, è una data ricordata con estremo piacere da parte dei tifosi milanisti. Allo stadio Olimpico di Roma, si disputò il match tra Roma e Milan che terminò sul risultato di 0-0, aggiungendo un punto in classifica che incoronò i rossoneri campioni d’Italia.
La squadra guidata da Massimiliano Allegri vinse il suo 18esimo scudetto, con una squadra di forte personalità, caratteristica principale che il tecnico livornese ha sempre prediletto, avente interpreti del calibro di Zlatan Ibrahimovic, Gennaro Gattuso, Antonio Cassano e Kevin Prince Boateng.
L’ultimo scudetto dell’era Berlusconi, prima di cedere pochi anni dopo, nel 2016, la società all’impreditore cinese Yonghong Li, che nacque da pure intuizioni da parte di Adriano Galliani. Dalla firma dell’allenatore stesso, che fu esonerato in una piazza minore come quella del Cagliari, all’acquisto di Boateng, un giocatore all’epoca totalmente sconosciuto, che si rivelò uno dei protagonisti della vittoria.
Un enorme contributo è stato sicuramente dato dall’incredibile attacco formato da Ibrahimovic, Pato e Robinho, i quali hanno realizzato 14 gol a testa nel campionato di Serie A. Inizialmente il titolare era Ronaldinho, ma fu venduto a gennaio al Flamengo, dando spazio a Robinho e Cassano.
Quel Milan vinse lo Scudetto con 82 punti, al primo anno di panchina del tecnico livornese. La cosa più sorprendente è che vinse con tre mediani titolari, quali Pirlo, Van Bommel e Ambrosini, aiutati da una coppia difensiva difficilmente espugnabile, formata da Nesta e Thiago Silva.
Una squadra ricca di campioni e di validissime alternative, che esprimeva un gioco molto semplice, ma super efficace, in pieno stile Allegri. Un’età media di 27 anni, che ha dominato per un’intera stagione calcistica, vincendo anche la Supercoppa nella stessa annata, contro i rivali dell’Inter, allenati da Gian Piero Gasperini.
Il tecnico livornese ha sempre amato i giocatori talentuosi, purchè fossero dotati di personalità. Nel caso in cui dovesse scegliere tra un giocatore di talento ma senza carattere e un giocatore dalla forte personalità non tecnicamente eccelso, avrebbe scelto sempre il secondo, tant’è che molti hanno vissuto la loro miglior carriera proprio sotto la sua guida.
Un caso è proprio Rodney Strasser, che all’età di 21 anni segnò il gol decisivo per la vittoria contro il Cagliari su assist di Antonio Cassano, che sembrava preludere l’inizio di una grandissima carriera. Purtroppo però, fu solo un’illusione, da lì, il centrocampista classe 1990 ha continuamente cambiato squadra; Lecce, Parma, Reggina, Livorno, fino a scendere in Lega Pro con la Lupa Castelli Romani e passare per Zagabria. Nel febbraio di quest’anno ha addirittura firmato con la Polisportiva Faul Cimini, in eccellenza, sancendo la definitiva discesa della sua carriera.